Bullismo e paura di rientrare a scuola

Bullismo e paura di rientrare a scuola

Ci risiamo - mi riferisce la mamma di Dani - sta per ricominciare la scuola e ricominciano i suoi problemi di insicurezza e di ansia. Dal rientro dalle vacanze continua a ripetermi che non si piace, che ha un brutto naso, che è grassa e brutta, che la scuola è un incubo, che non sopporta come viene trattata da alcuni compagni bulli che la deridono. Quest’anno ha deciso di provare a ignorarli e di parlare solo con i suoi amici. Che ne pensa dottoressa? È una buona strategia? Ne ha sofferto tanto lo scorso anno, così tanto da non volere uscire da casa.

Non per tutti i bambini e i ragazzi è un piacere tornare a scuola. In alcuni casi particolari, rientrare a scuola può trasformarsi in un vero e proprio incubo. Come accade a Dani che lo scorso anno, dopo aver lasciato il fidanzatino suo compagno di classe, ha cominciato ad essere presa di mira da alcuni bulletti amici di quest’ultimo, ad essere esclusa e derisa dai compagni, fortunatamente non da tutti.

Dani, 13 anni alle prese col fare i conti con un corpo che cambia velocemente, ha paura di essere nuovamente presa di mira, di essere derisa e di soffrire anche durante il nuovo anno scolastico che sta per cominciare.

«Per me andare a scuola è un incubo.» La paura del rientro a scuola

È ormai riconosciuta l’importanza che relazioni positive con i compagni hanno nel favorire il benessere e l’adattamento a scuola. Il gruppo-classe svolge numerose funzioni significative:

  • favorisce lo scambio di informazioni;
  • incoraggia i più fragili e i meno fiduciosi in se stessi;
  • consente di condividere i problemi;
  • attenua l’impatto emotivo degli eventi negativi.

Inoltre, ha un’influenza decisiva  nel processo di “rispecchiamento”: noi impariamo a conoscerci anche mediante la relazione con gli altri e attraverso l’immagine che gli altri ci rimandano. A scuola i nostri figli trascorrono tante ore della loro giornata e il rapporto con i compagni può essere un arricchimento e una risorsa o un peso, in tutti quei casi in cui prevalgono dinamiche di prevaricazione o di esclusione. Non è raro purtroppo che anche a scuola si assista ad atti di violenza fisica, psicologica o verbale, di esclusione ed emarginazione che volontariamente il bullo o la bulla mette in atto a discapito della vittima. Comportamenti che alla lunga possono mettere a dura prova l’autostima della vittima e causare disagi e sofferenze fisiche e psicologiche.

Anna Oliverio Ferraris (2017) afferma:«di fronte al bullismo non bisogna far finta di niente, minimizzare e girarsi dall’altra parte. Perché il bullismo fa male a chi lo subisce e a chi lo esercita… Per un’efficace azione di contrasto al bullismo, bisogna prevenire, riconoscere e gestire il fenomeno. Riconoscere il bullismo può non essere facile. Per riuscirci è indispensabile prestare attenzione a ciò che avviene tra i ragazzi, anche se loro non parlano, negano o minimizzano. Non è da escludere infatti che un bambino oggetto di scherzi pesanti o battute denigratorie dica di divertirsi, ma un buon osservatore si accorge che in realtà le cose stanno diversamente. Così come, se non si fa nulla, si corre il rischio che l’immagine di duro e violento si fissi come una seconda pelle su chi agisce da bullo».

Come superare la paura del rientro a scuola

  • Evita di chiuderti in te stesso e di stare da solo. Non si deve perdere la fiducia nell’altro ma provare a riprendere la socialità, i rapporti con i coetanei senza chiudersi in se stessi. Le attività extra scolastiche possono configurarsi come un luogo in cui creare relazioni più appaganti, senza perdere la bellezza dello stare con l’altro. Non tutti sono cattivi e violenti, ci sono anche tanti ragazzi di cui potersi fidare.
  • Non pensare che la colpa sia tua. Non ci si deve vergognare mai, non si ha nessuna colpa, chi si deve vergognare sono i bulli e tutti coloro che fanno il loro gioco, anche quelli che rimangono in silenzio a guardare. Questo è un primo passo fondamentale per affrontare le prepotenze. Nessuno merita di essere escluso, preso in giro o picchiato da qualcuno. Sono i bulli che stanno compiendo azioni sbagliate, non tu che le ricevi.
  • Chiedi aiuto e non tenerti tutto dentro. Si deve provare ad uscire dal claustrum di solitudine e paura, provare a chiedere aiuto a qualcuno di cui ci si fida. Trovare un alleato, che sia un amico, un compagno, un genitore, un insegnante; parlare con un qualcuno quando ci si sente troppo giù, può aiutare a risollevarsi, a ritrovare la forza per superare anche i problemi che sembrano insormontabili. Chiedere aiuto non è un segno di debolezza, al contrario, spesso ci vuole tanto coraggio per ammettere di essere in difficoltà.
  • Prova a ignorare chi ti attacca. In generale i bulli cercano di attirare l’attenzione su di loro, di farsi ammirare dai compagni, hanno bisogno di vedere che le loro azioni hanno l’effetto che desiderano. Provare a ignorarli o a riderci su può essere un modo per non fargli raggiungere il loro scopo, per smontarli. 

Cosa possono fare i genitori

I genitori possono fare tanto per prevenire possibili esperienze negative dei loro figli a scuola e nel contesto delle relazioni con i coetanei. E’ importante creare occasioni di ascolto e di dialogo per raggiungere un buon livello di fiducia reciproca. Cerchiamo di farci raccontare cosa fa nostro figlio nei momenti di libertà, a scuola, con gli amici, le esperienze che ha vissuto. Cominciamo per primi a condividere le nostre esperienze, per facilitare un dialogo aperto anche su potenziali situazioni di difficoltà. Diamogli delle regole chiare. Essere troppo permissivi, acconsentire ad ogni richiesta di nostro figlio non fa che renderlo ancora più vulnerabile. Le regole, se chiare e condivise, consentono di costruire quel limite che permette di avere uno spazio definito in cui poter fare esperienza, muoversi in autonomia e sviluppare  una maggiore sicurezza e conoscenza di se stesso. Aiutiamolo a vedere i suoi punti di forza, andando oltre i difetti e le parti di se che non accetta, puntando sulle sue capacità e risorse, per aiutarlo a rafforzare l’autostima. Se crede in se stesso sarà anche più sicuro di relazionarsi agli altri.

Se nostro figlio è vittima di bullismo

Ammettere di essere vittima di bullismo richiede molto coraggio e molti bambini e ragazzi rifiutano di parlarne con i genitori per paura che il loro intervento possa peggiorare le cose. Se vostro figlio vi confida di essere vittima di bullismo, la prima cosa da fare è mantenere la calma: tenete presente che la vostra priorità è lui, che in questo momento ha bisogno del vostro aiuto per superare la situazione. 

Parlategli tranquillamente e cercate di rassicurarlo.

Ringraziatelo di essersi confidato, assicurandogli che le cose miglioreranno e che sarete sempre presenti. Un rapporto aperto, basato sulla fiducia, incoraggerà vostro figlio a condividere con voi le sue preoccupazioni. Chiedete a vostro figlio come pensa che potreste intervenire per porre fine alla situazione di bullismo e provate a definire insieme i passi da intraprendere. Valutate i pro e i contro di questi ultimi e lasciate che, almeno inizialmente, sia vostro figlio a comunicarvi cosa lo mette a suo agio e cosa no.

Ecco alcune possibili soluzioni, individuate da Telefono azzurro, la cui efficacia dipenderà dal tipo di violenza subita, dall’età, dalle caratteristiche personali di vostro figlio:

  • Consigliate al ragazzo di non reagire al bullo (ignorandolo): la reazione è esattamente quello su cui il bullo conta.
  • Tenete un registro: raccogliete quante più informazioni possibile riguardo a quanto avviene e al bullo, così da poter esaminare al meglio la situazione. Se le molestie avvengono online, raccogliete prove fotografando, stampando e copiando le schermate dei messaggi incriminanti.
  • Cercate aiuto: a volte, oltre a chiedere l’aiuto dei genitori, i ragazzi potrebbero sentire il bisogno di rivolgersi a persone terze. In questi casi, l’aiuto di uno psicoterapeuta esperto può essere prezioso. È quindi importante che vostro figlio sappia a chi può chiedere un aiuto.
  • Ampliate il campo di amicizie e interessi di vostro figlio: incoraggiate vostro figlio a sviluppare amicizie al di fuori della sfera scolastica, e a partecipare ad attività che aiutino a rinforzarne l’autostima e la consapevolezza di sé (come ad esempio recitazione, danza, arti marziali, sport di squadra, associazioni giovanili di quartiere).
  • Aiutate vostro figlio a coltivare le proprie competenze affettive e socio-relazionali: aiutatelo, ad esempio, a lavorare sulle sue capacità di reazione e di ripresa, a trarre lezioni dagli ostacoli che incontra nella vita quotidiana, a fronteggiare circostanze sfavorevoli e a sviluppare strategie di risposta efficaci.
  • Condividete le vostre preoccupazioni con la scuola, e chiedete loro di tenere d’occhio vostro figlio, facendo però attenzione ad essere discreti.
  • Segnalate il bullo ad un insegnante o al Dirigente Scolastico.
  • Se può essere opportuno, contattate il genitore del bullo e spiegategli l’accaduto. Alcuni possono reagire con responsabilità, altri no. Nel secondo caso evidenziate che è stato un attacco e può essere oggetto di denuncia alle autorità scolastiche o  alla polizia.
  • Allertate la Polizia: se l’aggressione assume caratteristiche più gravi e allarmanti, degenerando ad esempio in episodi di violenza, ricatto o tentata estorsione, o sfociando in episodi di autolesionismo o di tentato suicidio, non esitate a rivolgervi alle autorità locali di Polizia.
  • Partecipate alle attività scolastiche volte a contrastare il bullismo.

Se vostro figlio è vittima di cyberbullismo, potete anche:

  • informare la scuola: tenendo conto che i fenomeni di bullismo e cyberbullismo sono spesso collegati tra loro è possibile che vi siano dei problemi anche a scuola.
  • Cercate aiuto: contattate il vostro Safer Internet Centre (SIC) nazionale per ricevere assistenza. In Italia, potete rivolgervi al SIC “Generazioni Connesse” . In seguito all’accordo siglato nel dicembre 2014 con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) Telefono Azzurro è operativo dal 1 febbraio 2015 come Linea Nazionale di contrasto al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, attraverso la linea e la chat 1.96.96. Il numero 1.96.96 è gratuito, attivo 7 giorni su 7, 24 ore su 24 e per tutto il territorio nazionale. La chat è raggiungibile dal sito www.azzurro.it ed è operativa 7 giorni su 7: dalle 8 alle 22 nei giorni feriali e dalle 8 alle 20 nei giorni festivi.
  • Prendete le dovute precauzioni: bloccate gli utenti molesti e attenetevi alle procedure per segnalare contenuti offensivi sui social network. Incoraggiate ed aiutate vostro figlio a navigare in sicurezza, a non passare troppo tempo sui social network e ad adottare un approccio sano e costruttivo rispetto alle relazioni interpersonali in Rete.

Cosa possono fare gli insegnanti

  • Osservare. La strategia migliore per combattere il bullismo è la prevenzione attraverso attività educative finalizzate a migliorare il clima di classe e a promuovere stili relazionali positivi e social skill. «In altre parole educateli all’empatia: favorendo la conoscenza reciproca, il rispetto di regole comuni, la cooperazione. Ma è importante anche osservare attentamente che cosa succede nel corso delle attività quotidiane per individuare eventuali cambiamenti indicativi di malessere e disagio: rabbia, paura, vergogna, isolamento» suggerisce Oliverio Ferraris. 
  • Intervenire. Se avete intercettato che qualcosa non va, intervenite. Gli esperti suggeriscono innanzitutto di confrontarsi con gli alunni, perché il silenzio è un alleato del bullismo: quindi parlate del fenomeno senza fare nomi. Cosa ne pensano? Perché, secondo loro, il bullo si comporta così? E cosa prova la vittima? Perché si lascia maltrattare? Quali soluzioni propongono? «Fatelo con cadenza regolare. Per esempio, due volte al mese. Vi sedete tutti quanti in cerchio e alla fine stilate alcune regole di buona convivenza. Mostratevi loro alleati e conquistatevi la loro fiducia in modo che si sentano liberi di raccontare ed esprimersi». È buona norma evitare di accendere i riflettori su vittima e carnefice (parlate loro privatamente) e coinvolgete invece tutto il gruppo classe in percorsi educativi pianificando attività che accrescano i comportamenti cooperativi. Anche perché per contrastare il perpetuarsi del fenomeno non basta educare il bullo a controllare la rabbia e a rispettare gli altri. Ma bisogna scalfire anche l’indifferenza della maggioranza silenziosa: i compagni di classe, se testimoni di prepotenze, devono saperle riconoscere e segnalarle all’insegnante. Nella consapevolezza che in classe non può esserci spazio per il bullismo e chiedere aiuto non è un atto di debolezza né un comportamento da spia, ma un modo coraggioso per fermare le angherie. Pianificate anche lavori di gruppo: un cartellone, una ricerca... «Ogni alunno deve avere, all’interno del proprio gruppo, un compito specifico, in modo tale che il risultato finale dipenda dal contributo di ognuno». Le attività corali, ne sono un esempio, il coro o l’orchestra della scuola o gli sport di squadra, inducono a riconoscere e a valorizzare il ruolo degli altri per raggiungere l’obiettivo comune: uno per tutti, tutti per uno! Un’altra strategia è il role play. Si tratta di coinvolgere i ragazzi in una sorta di breve rappresentazione teatrale, una simulazione, per esplorare emozioni, motivazioni e vissuti da diverse angolature: quella del bullo, del bullizzato, del testimone.
  • Punire il bullo? Individuato il bullo, che fare? La sanzione, secondo Oliverio Ferraris, deve essere educativa: come tale non deve avere carattere vendicativo, non deve umiliare, ma deve essere un mezzo per invertire la rotta. Un esempio? «Assegnategli un ruolo diametralmente opposto a quello del persecutore: potrebbe fare da tutor ai bambini più piccoli». Oppure «condannatelo a leggere». È quello che hanno fatto in Germania per recuperare i responsabili di atti vandalici e di bullismo. Ad esempio, un quindicenne tedesco colpevole di ripetute violenze sui compagni è stato obbligato a leggere il romanzo di Jan Guillou La fabbrica del male, ambientato in un collegio dove i ragazzi più grandi commettono ogni genere di soprusi sui più piccoli, con conseguenze che marchieranno la vita adulta sia dei carnefici sia delle vittime.
  • Insieme ai genitori. Contro il bullismo, ribadisce Telefono Azzurro, si dovrebbero attivare scuola e famiglia insieme: è importante dunque comunicare con i genitori per mettere in atto un intervento condiviso e coerente. Se vi accorgete dunque di atti di bullismo, convocate le famiglie degli interessati. «Tranquillizzate i genitori. Non c’è da drammatizzare, ma nemmeno da sottovalutare la faccenda: affrontatela con la dovuta serenità facendo gioco di squadra per valorizzare l’importanza del rispetto. E ricordate loro, con la dovuta diplomazia, di non sottovalutare il clima in famiglia: a volte il bullo a scuola è a sua volta bullizzato da un fratello maggiore» conclude Anna Oliverio Ferraris.

Bibliografia e Fonti

Oliverio Ferraris A. (2017), Piccoli bulli e cyberbulli crescono, Bur.

https://www.focusjunior.it/comportamento/bullismo/40-modi-per-reagire-al-bullismo/

https://www.focusjunior.it/focus-scuola/genitori-e-insegnanti-un-rapporto-difficile-ma-fondamentale/

https://azzurro.it/wp-content/uploads/2020/08/A-prova-di-bullo-ITA.pdf

https://www.focusjunior.it/focus-scuola/bullismo-in-classe/

http://www.notrap.it/cose-il-bullismo/

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